Ristori, cartelle, ma anche piano vaccini, blocco dei licenziamenti e fondi per il turismo nel Decreto Sostegno 2021

Questi sono i contenuti più significativi e più attesi del decreto sostegno, il primo di questo tipo del governo Draghi. E’ stato un documento atteso, partito dallo scostamento di bilancio da 32 miliardi di euro, voluto dal governo Conte, bloccato dalla crisi di Governo, e finalmente, dopo qualche ulteriore ritardo, nato sotto l’esecutivo guidato da Draghi. Tante le novità contenute nel nuovo pacchetto di aiuto che, come dice il presidente del Consiglio stesso in conferenza stampa, non sarà l’ultimo, ma si tratta di un primo passo e ce ne sarà un secondo assolutamente necessario.

 

I capisaldi del decreto sostegno

Essenzialmente i capisaldi del nuovo decreto sono tre:

  • sostegno alle imprese
  • sostegno al lavoro
  • lotta contro le povertà

Il decreto è strutturato in 5 aree di intervento:

  1. Contributo a fondo perduto per tutte le partite iva per un totale di 11 miliardi (su una platea di 5,7 milioni di soggetti, 3 milioni riceveranno fondi pari a circa 3.700 Euro a soggetto)
  2. Sostegno al lavoro e contrasto alla povertà, cui sono destinati 8 miliardi;
  3. Salute e sicurezza, per le quali sono stati stanziati 5 miliardi: la posta principale è prevista per l’acquisto di vaccini e farmaci (2, 8 miliardi), il resto per i fondi per la logistica, il fondo per la produzione di vaccini in Italia, l’intervento per coinvolgere i medici di base nella vaccinazione, l’intervento per le farmacie e i covid hospital;
  4. Enti decentrati: il decreto ha stanziato fondi finalizzati a compensare comuni, province ed enti territoriali per la perdita di gettito e per sostenere il trasporto pubblico locale; Per quest’ultimo settore sono stati stanziati 800 milioni di Euro anche allo scopo di incrementare le corse e garantire un miglior raccordo con gli orari delle scuole;
  5. Istruzione, cultura, sostegno alle filiere agricole, e altri settori con crisi particolari, sono oggetto di attenzione nell’ultima parte del decreto. In particolare, alla scuola vanno 150 milioni di Euro per garantire da adesso fino a giugno la continuità in sicurezza dell’attività didattica in presenza, ed altri 150 milioni per consentire attività di potenziamento delle competenze ed il recupero della socialità dei ragazzi nel periodo successivo alla fine dell’anno scolastico.

L’obiettivo complessivo del decreto nella visione del Governo è “dare più soldi possibile e più velocemente possibile”, e infatti lo stesso Draghi ha sottolineato due novità rilevanti rispetto ai “ristori” disposti dal precedente Governo, cioè l’abbandono dei codici Ateco, che avevano lasciato fuori tante partite iva e la velocità nei pagamenti. Infatti, per accelerare i tempi di erogazione dei contributi, l’agenzia delle entrate ha messo a disposizione una piattaforma telematica, e i pagamenti inizieranno già dall’8 aprile prossimo.

 

Le novità per le aziende e i lavoratori autonomi

Una grande parte dei fondi è destinato alle aziende e ai lavoratori autonomi che hanno subito perdite importanti nell’anno 2020, in confronto al 2019. Accedono infatti ai nuovi contributi a fondo perduto le partite IVA, con un fatturato annuo inferiore ai 10 milioni di euro, che hanno registrato una perdita media di fatturato mensile nel 2020 rispetto al 2019 pari almeno al 30 per cento . Parametro che non dovrà essere considerato per le attività avviate dal 1 gennaio del 2019.

Una speciale attenzione è stata dedicata al settore del turismo. Come ha ricordato Draghi in conferenza stampa: “è un settore dove vale veramente la pena continuare ad investire perchè sappiamo per certo che finita la pandemia il turismo tornerà”. Le aziende del turismo sono destinatarie di misure orizzontali, sia come parte dell’intervento da 11 miliardi per il fondo perduto destinato alle imprese, sia attraverso il sostegno previsto per il pagamento delle bollette elettriche, sia tramite l’intervento in favore dei lavoratori stagionali. 700 milioni di Euro sono destinati alla filiera della montagna. Sono stanziati inoltre 200 milioni di Euro, da ripartire tra Regioni e Province autonome, per aiutare le imprese di ristorazione e le attività commerciali dei centri storici, e le imprese operanti nel settore dei matrimoni e degli eventi privati.

Il comunicato stampa diramato a margine del Consiglio dei Ministri del 19 marzo 2021 conferma la suddivisione dei beneficiari in cinque classi, sulla base del valore di ricavi e compensi registrati nel 2019:

  • 60 per cento per i soggetti con ricavi e compensi non superiori a 100.000 euro
  • 50 per cento per i soggetti con ricavi o compensi superiori a 100.000 euro e fino a 400.000 euro;
  • 40 per cento per i soggetti con ricavi e compensi superiori a 400.000 euro e fino a 1 milione di euro;
  • 30 per cento per i soggetti con ricavi e compensi superiori a 1 milione di euro e fino a 5 milioni di euro;
  • 20 per cento per i soggetti con ricavi e compensi superiori a 5 milioni di euro e fino a 10 milioni di euro.

Per il calcolo della media mensile, i soggetti che hanno attivato la partita IVA dal 1° gennaio 2019 dovranno considerare i mesi successivi a quello di attivazione della stessa.

 

Due esempi pratici

Vediamo ora due esempi pratici di come si calcolano i sostegni che le imprese potranno avere:

Il primo esempio riguarda un titolare di partita IVA che nel 2019 ha registrato un totale di fatturato pari a 60.000 euro, ridotto a 30.000 euro nel 2020.

La differenza complessiva di fatturato ammonta a 30.000 euro, superando quindi lo “scoglio” della perdita minima del 30 per cento prevista dal decreto Sostegni.

Prima di applicare la percentuale di fondo perduto prevista per la propria classe di ricavi e compensi, bisognerà suddividere il dato della perdita totale di fatturato per i 12 mesi dell’anno. La perdita media mensile registrata nel 2020 rispetto al 2019 è pari in questa fattispecie a 2.500 euro.

Applicando la percentuale di fondo perduto spettante (60 per cento) alla perdita media mensile (2.500 euro), l’importo spettante che ne risulta ammonta a 1.500 euro.

Prendiamo come secondo esempio un’attività che si colloca, invece, nella fascia di ricavi e compensi superiori a 1 milione di euro e fino a 5 milioni di euro, con percentuale di fondo perduto spettante pari al 30 per cento della perdita media mensile.

Una partita IVA con fatturato totale nel 2019 di 2 milioni di euro, e di 1,2 milioni di euro nel 2020, percepirà un contributo a fondo perduto pari a 20.000 euro, considerando che il totale della perdita registrata è pari a 800.000 euro e che la media mensile della stessa è di 66.667 euro circa (https://www.informazionefiscale.it

Quel che appare evidente, sulla base dei due esempi sopra riportati, è che gli ulteriori 11 miliardi di risorse stanziati per i nuovi contributi a fondo perduto non riusciranno a compensare in misura rilevante il danno economico causato dalla pandemia. E’ pur sempre un aiuto che va a sommarsi a quelli già messi in essere lungo tutto il 2020, ma risulta ancora insufficiente. Un prossimo scostamento di bilancio è già stato annunciato da Draghi e servirà a compensare i mancati introiti delle attività costrette a chiudere nelle zone rosse del Paese e che saranno chiuse a pasqua. La situazione è ancora complicata ma un timido segnale di presenza da parte dello stato c’è.