Per evitare che l’emergenza sanitaria diventi economica e sociale sono più che mai urgenti indennizzi adeguati alle perdite e cancellazione degli oneri fiscali per le imprese più penalizzate e l’Abruzzo ha bisogno di attenzioni, considerato che anche la prima decade di dicembre è andata persa. Sarà un inverno buio per le imprese del terziario della Regione Abruzzo […] ma bisogna essere ottimisti la voglia di ripartire c è, e va incoraggiata, una frase da ripetere come un mantra”.
Questa la voce del presidente di Confcommercio Chieti Marisa Tiberio nella sua intervista rilasciata al quotidiano La Discussione.
Ha ragione Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, quando dice di ripeterlo come un mantra. Questa grave crisi innescata dal covid, non è più solo sanitaria, ma anche economica e sociale. Tutta l’Italia è ancora travolta dalla seconda ondata del coronavirus, e, anche se si inizia a intravedere uno spiraglio di luce dato dal vaccino, la situazione generale continua a preoccupare gli operatori economici.
Secondo lo studio effettuato con Format Research, diminuisce la fiducia delle imprese abruzzesi del terziario in vista della fine dell’anno. Circa sei imprese ogni 10, ovvero il 59%, dichiarano un peggioramento dell’andamento economico dell’impresa. La previsione per la fine dell’anno non lascia prevedere alcuna inversione di tendenza. L’indicatore congiunturale è pari a 25,6 su una scala da 0 a 100. Le imprese prevedono una ulteriore contrazione dei ricavi per il IV trimestre dell’anno dopo la breve ripresa dei mesi estivi: il 2020 chiuderà male per il terziario abruzzese. I settori più in crisi risultano quelli della distribuzione non-alimentare, degli alberghi e dei pubblici esercizi e dei servizi alla persona. Particolarmente complessa la situazione delle imprese nei territori delle provincie di Chieti e l’Aquila. La previsione per il IV trimestre riporta il livello dell’indice dell’occupazione presso le imprese del terziario al di sotto di quello del mese di luglio. La maggior parte delle imprese abruzzesi non è intenzionata ad effettuare licenziamenti nel marzo del prossimo anno, quando verrà meno il blocco in tal senso imposto dal Governo. Ad oggi il 62% delle imprese del terziario dichiara di avere utilizzato la CIG/FIS fino a giugno, il 40% circa dal mese di luglio in poi e nonostante le difficoltà le imprese del terziario della regione non ricorreranno ai licenziamenti a marzo, quando verrà meno il blocco in questo senso imposto dal Governo. La percentuale delle imprese che sta considerando un’azione di questo genere è contenuta tra quelle in serissime difficoltà (18% circa). Con riferimento alla domanda e all’offerta di credito, circa tre imprese su 10 hanno chiesto un fido o un finanziamento negli ultimi tre mesi. Di queste, il 68% ha visto accolta la domanda, mentre il 7,1% è ancora in attesa di conoscere l’esito.
(Osservatorio sulle imprese del terziario Ebter Abruzzo, Format Research)
I settori più colpiti sono quelli della distribuzione non alimentare, che hanno visto il contrarsi degli ordini sia per le chiusure, sia per la riduzione della domanda in generale, il settore alberghiero, che è uno dei più colpiti visto che ha visto una riduzione consistente dei clienti e l’attribuzione di pochi ristori da parte del governo centrale e il settore dei servizi alla persona che paga le chiusure del primo lockdown e la scarsa circolazione di persone della fine dell’anno.
Sono dati e proiezioni preoccupanti, vero, ma non devono scoraggiare né demoralizzare. Abbiamo comunque degli aspetti positivi dai quali ripartire: innanzitutto non c’è la volontà da parte degli operatori del settore terziario di licenziare e, cosa importante, sappiamo che quest’anno di privazioni forzate, hanno fatto si che aumentassero i risparmi delle famiglie. Uno dei nostri compiti è quello di trovare, insieme a chi opera nel settore del terziario e dei servizi, la soluzione miglior e più accattivante per offrire dei servizi e delle merci appetibili per queste persone. Una corretta campagna informativa sarà indispensabili per allontanare i potenziali clienti dai canali online più blasonati e fargli tornare a acquistare prodotti e servizi sul territorio.