Come ogni anno, quando arriva luglio, ci accingiamo a fare le prime stime sul settore terziario.
Lo sappiamo, abbiamo già i dati del primo trimestre, ma quelli del secondo, che completano il semestre, sono importanti e ci danno la prima cartina tornasole della situazione del nostro settore.
Ma vediamo insieme un po’ di dati. Secondo le stime di Confcommercio, nel primo semestre del 2023, il commercio al dettaglio italiano ha registrato un calo di valori del 2,8% rispetto allo stesso periodo del 2022. Il calo è stato più accentuato nei beni durevoli (-5,2%) rispetto ai beni non durevoli (-2,0%). Il calo del commercio al dettaglio è stato determinato da una serie di fattori, tra cui l’aumento dei prezzi dei beni e servizi, che ha ridotto il potere d’acquisto delle famiglie, il perdurare della guerra in Ucraina, che continua a alimentare un clima di incertezza e un’inflazione galoppante che inizia solo ora a diminuire.
Nonostante il calo del commercio al dettaglio nel primo semestre del 2023, noi tutti ci aspettiamo una ripresa nel secondo semestre dell’anno, grazie alla ripresa economica globale e alla diminuzione dei prezzi dei beni e servizi, dati anche dalla lotta all’inflazione e dalla politica monetaria comunitaria. È comunque giusto ricordare che se la BCE non inizierà a abbassare i tassi di interesse, gli investimenti si faranno sempre più rari.
Il fattore che ha contribuito maggiormente all’aumento dell’inflazione è sicuramente l’impennata del costo dei carburanti. L’aumento dei prezzi ha infatti determinato un aumento dei costi di trasporto per le imprese, che sono state costrette a trasferire questi costi ai consumatori. Questo ha portato a un aumento dei prezzi dei beni e servizi, che ha ridotto il potere d’acquisto delle famiglie e ha perciò frenato la spesa.
Secondo un’indagine di Confcommercio, l’aumento dei prezzi dei carburanti ha pesato per il 20% sul calo del commercio al dettaglio nel primo semestre del 2023. I settori più colpiti sono stati quelli che dipendono maggiormente dal trasporto, come il turismo, il commercio all’ingrosso e il commercio di beni durevoli.
Però non ci sono solo brutte notizie.
Infatti, al contrario del commercio al dettaglio, i servizi sono aumentati nel primo semestre del 2023. Secondo i dati di Confcommercio, il valore dei servizi è cresciuto del 2,8% rispetto allo stesso periodo del 2022. La crescita dei servizi è stata trainata da una serie di fattori come l’aumento della domanda di servizi turistici di prossimità e all’aumento della domanda di servizi, sia nei negozi fisici che negli store digitali, grazie ai quali i consumatori hanno ritrovato la fiducia.
E’ anche vero che i servizi sono meno sensibili all’aumento dei prezzi dei carburanti e alla guerra in Ucraina. I servizi sono infatti meno legati al trasporto e meno dipendenti dalla produzione di beni materiali.
Il futuro dell’Italia per il resto del 2023 è incerto.
Il governo italiano ha previsto una crescita del PIL del 2,4% per il 2023, ma questa previsione è soggetta a un elevato grado di incertezza e soggetta a continue rivalutazioni. La guerra in Ucraina, l’aumento dei prezzi delle materie prime e l’inflazione potrebbero infatti frenare ancora la crescita economica italiana.
È difficile prevedere con certezza quale sarà il futuro dell’Italia per il resto del 2023. Tuttavia, è chiaro che il paese si trova di fronte a una serie di sfide economiche e sociali che coinvolgono tutti i settori, compreso il terziario. È anche vero che il nostro mutato modo di pensare e affrontare le sfide ci hanno portato a una nuova consapevolezza e a un nuovo approccio per gestire le difficoltà. Tutti noi ci aspettiamo degli interventi che possano stabilizzare la situazione che stiamo vivendo da ormai troppi anni, in modo da poter svolgere con serenità il nostro lavoro e condividere la nostra passione per ciò che facciamo.